Per chi e per cosa suona la campana?

Sono ormai da tempo in questa oasi di pace, Montefalco, la mattina alle prime luci dell’alba vengo svegliata dal suono argentino delle campane della Chiesa di San Leonardo, perchè non ve l’ho mai detto, ma le finestre della mia casa sono di fronte al Convento delle Monache di Clausura, vicine e amiche di una vita.

Questo suono mi riporta indietro nel tempo della mia fanciullezza quando le campane parlavano, perchè il loro suono era un vero linguaggio, una lingua comune che narrava le gioie e i dolori dell’intero paese, oltre a scandire l’esistenza e lo scorrere del tempo. Cosa stessero annunciando lo si poteva già intuire dal semplice suono, perchè le campane rintoccavano in modo diverso a seconda delle circostanze e la combinazione dei diversi suoni esprimevano sentimenti differenti.

Durante la notte tacevano, solo l’orologio scandiva lo scorrere del tempo noncurante del fastidio che poteva recare agli insonni, il grande orologio della Torre rintoccava ogni quarto d’ora. Qualche volta, di notte, l’improvviso rintocco a martello annunciava un incendio in qualche casolare e richiamava tutti ad accorrere per spegnere il fuoco, la solidarietà era una virtù importante e sentita. Di giorno, un suono diverso, triste, lento, annunciava la morte di un concittadino e tutti erano partecipi del dolore della famiglia, si perchè allora nessuno moriva solo. In Paese tutti confidavavano nelle campane e nel loro potere di difenderlo contro l’intemperie, quando faceva brutto tempo e si avvicinava un temporale, tutte le campane si mettevano a suonare all’unisono, ad “acquaria”, diceva il mio papà, per rompere l’aria e scacciare il temporale.

Il  Maestoso Campanile  del Palazzo Comunale scandiva il lavoro nei campi, stabilendo i momenti di pausa, la mattina un suono festoso e incalzante richiamava tutti i ragazzi alla scuola, soprattutto quelli nelle campagne più lontane. Ma anche i momenti di festa erano segnati dalle campane, lungi suoni festosi annunciavano la domenica, uno scampanio più festoso annunciava le festi solenni e sopattutto la festa del patrono. Ora mi chiedo , ma che fine hanno fatto? o sono scomparse quasi del tutto o ridotte al silenzio, perchè disturbano la quiete cittadina, mi rallegro dunque di poter vivere in questo posto dove le campane sono ancora libere di suonare alle 5,30 del mattino.

  Leggendo il commento dell’amico Paolo, un’altra immagine riemerge nella mia mente, anch’essa legata a vecchi ricordi sbiaditi, la banderuola che segnava il vento, come la campana segnava il tempo. Ma meglio parlare del “canto del gallo” in carne ed ossa, che segnava l’arrivo del giorno prima dell’alba, si perché inizia a cantare appena all’orizzonte spunta un po’ di chiarore annunziando l’arrivo dell’alba e dell’aurora. E’ da tempi antichissimi che il gallo ha l’incarico di annunciare luce alle cose e sembra dire” Fuori la luce”!! Bello è il versetto di un inno che recita” Gallo canente spes redit”, con il gallo del canto ritorna la speranza. La speranza di un nuovo giorno, la speranza che la notte sia vinta sulla luce, una speranza di cui tutti abbiamo sempre più bisogno.

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25 risposte a Per chi e per cosa suona la campana?

  1. girasole ha detto:

    Ti dirò…a me le campane piacciono. Da solo quattro anni vivo in un piccolo paesino della bassa pianura e le campane ce le ho proprio vicine, ma non sono fastidiose. Il loro suono è accettabile come intensità e alle 22.30, si zittiscono. Però mi piace svegliarmi con loro e sentire come accompagnano la giornata. E mi piace anche il gallo 🙂
    Molto piacevole questo tuo racconto!
    Ciao

  2. pachino ha detto:

    Bellissima Lucia,questa tua descrizione del suono delle campane,lo scritto,mi riporta a quando da ragazzo,questi suoni accompagnavano il passare delle giornate,e ogni rintocco, aveva un significato ,e,al dilà dello scandire le ore, nei paesi,le varie attività erano regolate dal suono delle campane,purtroppo oggi questi suoni, vengono coperti dai rumori del progresso e nessuno più le ascolta.Comunque, grazie Lucia,per avermi fatto rivivere momenti ormai dimenticati.

    • luciabaciocchi ha detto:

      Caro amico del mattino, che piacere leggerti nei commenti, finalmente posso annoverare anche te tra i frequentatori del mio blog.Tornare indietro negli anni fa bene allo spirito e alla mente, ti aspetto per nuovi commenti, un saluto carissimo

  3. ili6 ha detto:

    ah, le campane! Le sento, le sento! abito a pochi metri da una chiesa quindi…ed è vero che sanno comunicare tante cose: festa, gioia, attesa, dolore. Fino a qualche anno fa, ad es, c’era un rintocco diverso per annunciare la morte di un uomo o una donna, per un uomo si suonava un colpo in più e questa cosa cominciò a far risentire le donne del luogo e dopo parecchie discussioni si arrivò alle pari opportunità! e che caspiterina, discriminazione anche lì !! 🙂

    Il gallo…poetico sicuramente ma…alle 5.30 d’inverno…insomma, non so se vorrei averlo nei paraggi di casa. E comunque stiamo tutti seguendo la vicenda di una signora che un giorno ha deciso di creare nel suo cortile, in centro paese, un vero pollaio, gallo compreso : ha ricevuto alcune denunce e parecchie visite della polizia municipale per disturbo della quiete pubblica! Il gallo è ancora lì, il giudice di pace prende tempo per la decisione, e il suo canto delizia o tormenta i risvegli dei vicini; questione di punti di vista. Io non sono una sua vicina ma in compenso confinante casa mia c’è un enorme castagno con tutti i suoi cinguettanti abitanti e c’è anche il cane della vicina che…insomma una gran “musica” a tutte le ore, diurne e notturne.
    A rileggerci e buon riposo vacanziero.

    • luciabaciocchi ha detto:

      Amici del mio blog, con l’arrivo dell’amica Rosaria ho sentito suonare le campane di tutta Italia; Sicilia, Molise, Lazio, Toscana, Piemonte, Lombardia….E tutte annunciamo un messaggio di speranza. Un saluto carissimo

  4. sonoqui ha detto:

    Ciao Lucia, ti seguo sempre con affetto e ammirazione. Solo sentire la Tua
    Anima che si apre ai ricordi del Luogo natio mi viene giù una lacrimuccia pensando che a pochi
    “passi” c’è Spello, il Paese della mia Mamma.
    Sai, sono fortuna, perché vivo in campagna e non distante dalla mia casa, una piccola chiesa dedicata alla Madonna del Carmine o Carmelo, rallegra l’aria con il suono delle sue campane.
    Ti lascio ad una serena e gradevole domenica
    Con Stima
    Gina

    • luciabaciocchi ha detto:

      Gina, anche se non ci conosciamo di persona, sento che abbiamo qualcosa che ci accumuna, sarà forse l’aria mistica e tranquilla dei nostri luoghi che ha lasciato traccia nel nostro DNA.Buona e serena domenica anche a te!

  5. fausta68 ha detto:

    Nonostante viva a Firenze, sono in una strada che chiamano spesso “oasi felice” perchè, pur essendo vicina al centro, parallela ad una delle vie più trafficate – perchè da essa si entra o si esce dalla città – ancora c’è tanta quiete e si possono ascoltare i suoni della vita: le campane, all’ora delle Messe ed a mezzogiorno… il gallo di prima mattina, di una signora che ha un piccolo orto sul retro della casa… per non parlare degli uccellini e, in questo periodo, delle rondini…e l’inno di Mameli che arriva dalla vicina scuola di guerra aerea e la squilla della tromba che segnala l’alzabandiera e l’ammainabandiea….. si possono rimettere gli orologi da come sono precisi!!!
    Purtroppo stanno costruendo tanto…spero che non “spengano” questi suoni tranquilli!!
    Montefalco deve essere stupenda e grande il tuo amore per lei!!! 🙂

    • luciabaciocchi ha detto:

      Fausta mi fa piacere sapere che in angolo della bellissima Firenze si riescono ancora a conservare modi di vita tranquilli e a assaporare le piccole e grandi cose che la natura ci offre, grazie per la tua testimonianza, un caro saluto

  6. ANGELO ha detto:

    Le campane…quanti ricordi!!! Al mattino al risveglio,con gli occhi ancora chiusi, il campanone della torre del Comune ci chiamava per andare a scuola, con il suoi prolungati rintocchi t’invitava a cominciare la giornata. Poi come dimenticare l’aiuto che davo al parroco della mia parrocchia a suonare la campana più piccola orchestrando con le altre, per annunciare la celebrazione della S. Messa. A volte riuscivo a suonare la campana più grande e provavo piacere quando la corda mi staccava da terra seguendo la sua oscillazione, ricordi di un tempo passato che difficilmente torneranno.

  7. pierperrone ha detto:

    Cara Lucia,
    ho letto il bellissimo post che hai pubblicato.
    Le campane, la banderuola, il gallo, il raglio degli asini e il muggito dei vitelli richiamano alla mente un’età che ormai non è più.
    Un’età dell’oro, si potrebbe dire parafrasando il vecchio Esiodo (se non sbaglio).

    Io voglio dare però un contributo controcorrente, se me lo permetti tu ed i tuoi cari amici di pagina.
    Per una diecina di anni ho abitato in una zona di Roma immersa nel verde, ai confini delle campagne, dove i colli della città restavano a guardare le verdi colline dell’agro di perfieria.
    Era una periferia come tutte le periferie di una metropoli come quella di Roma, affollata di macchine in tutte le del giorno e della notte, con poche occasioni per godersi la verzura bellissima dell’Etruria veientana, del castello dell’Isola Farnese, delle vicine liquidità del lago di Bracciano.
    Pochissime, perchè, a parte la viabilità stradale, spelata, rumorosa e puzzolente, il resto delle amene bellezze finiva sempre per restare distante dalla portata delle nostre mani.
    Tanto che ho ancora vivo il ricordo di quando spingevo il passeggino del mio figliolo (oggi quasi dicottenne) mentre … ci facavamo le canne attaccandoci agli scarichi dei camion e dei SUV.
    Inoltre, sulla cima del colle più alto, quello camapgnolo, non il colle della nobile ed antichissima Urbe, svettava il puntale del campanile della cattedrale di periferia.
    Con le sue meravigliose campane.
    Che, appunto, suonavano, come dici nel post, cara Lucia, ogni quarto d’ora.
    E ad ogni ora, segnavano il tempo più ampio dell’eterno ritorno.
    Ora, adesso, l’eterno ritorno non lo conosciamo più, se non attraverso la nostalgia che le campane ci infondono col loro ritmato rintocco.
    Ma insieme all’eterno ritorno, cara Lucia, anche l’eterna seccatura, notturna e diurna di uno scandiire del tempo che assomigliava, per me, troppo, al “memento mori” dei frati battenti.
    Così, circa ad ogni quarto d’ora, o al rigirarsi di ogni ora, si alzavano i miei preci affinchè un guasto, magari banale, ma irreparabile, consentisse il prolungarsi del sonno del mio pargolo in carrozzina o nella culla. E che il silenzio, che ci racconta mille storie e ci canta mille melodie, potesse ritornare, più prepotentemente, al suo ruolo di intimo confidente.

    Sai, cara Lucia, no, in verità non lo puoi sapere, una decina di anni fa ho cambiato casa e sono andato ad abitare in città, nel bel mezzo dei sette colli urbani.
    Delle verdi colline bucoliche non conservo alcuna nostalgia nè del traffico, nè delle … canne a sbafo delle strafottenti file di automobili che ci rubavano il tempo e la vita, e neanche di quei rintocchi un pò troppo impertinenti!

    Un abbraccio carissimo a tutti (e non offendetevi, nè contrariatevi. Ho il rispetto massimo per i gusti di ognuno. Parroci e campanari inclusi, che, per inciso, non ho affatto nominato in questo breve aneddoto. E, naturalmente, ho il massimo rispetto per i gusti tuoi e di tutti gli amici che in quel suono argentino sentono solo il bello!)

    Piero

    • luciabaciocchi ha detto:

      Benissimo Piero, hai fatto la tua lettura al post, diversa, critica, ma ugualmente interessante, sai forse io e i miei amici siamo arrivati ad un punto della nostra vita che guardiamo il passato con grande nostalgia vedendo solo i lati positivi delle cose, ci hai voluto riportare alla realtà del momento. Un saluto affettuoso..

  8. Dev’essere qualcosa di magico essere svegliati dal suono delle campane… qui dove vivo io non si sentono più, e dire che sono 3 le chiese attorno alla mia casa. Tranne nei giorni di festa come la Pasqua o altre, il silenzio regna in quei campanili. In compenso il “dolce suono” del traffico non smette mai di allietare giorni e notti.

    Goditi la tua vacanza in questa oasi di pace. 🙂
    Fabio.

  9. Titina ha detto:

    Il suono delle campane del mio paesello, lo riconoscerei tra mille! I loro rintocchi hanno accompagnato i momenti belli e brutti della mia vita e, quando li sento, provo un’emozione indescrivibile, perchè mi riportano alla mente immagini e sentimenti mai dimenticati.
    Sapete che ogni campana ha delle tonalità sue proprie e delle caratteristiche diverse da tutte le altre? Lo so per certo, perchè, diverse volte, sono andata ad Agnone, una bella cittadina del mio Molise, a visitare la fabbrica di campane dei Marinelli, che da più di un secolo, fabbrica campane esportate in tutto il mondo. La visita permette di conoscere le varie fasi di lavorazione dalla preparazione del calco, fino alla colata, per arrivare poi alla “cerimonia” della liberazione della campana dalla terra che la ricopre dopo che si è raffreddata. La fase più importante rimane, comunque, il momento della prova del suono, se la campana non ha la tonalità giusta, viene eliminata, vanificando giorni di lavoro e tante
    energie.
    Grazie Lucia per avermi dato modo di parlare di una curiosità che ritengo interessante!

    • luciabaciocchi ha detto:

      Titti amica cara, sempre grande piacere leggerti, le tue righe hanno completato e arricchito il mio post, cosa graditissima, perchè è proprio questo lo spirito del mio blog, condivisione e confronto fra amici, in un clima sereno e leale. Un abbraccio!

  10. Lorenzo D'Agata ha detto:

    Quando ero ragazzo, e mica tanto poi, ho suonato spesso le campane della chiesa vicino a casa mia, in un popolare quartiere di Catania. E dico campane, appunto, perché erano di diverso peso e misura, con rintocchi particolari. Avevamo, noi ragazzi, un maestro d’eccezione, il campanaro titolare, che ci dava lezioni sul modo di suonarle, e non era facile, per niente. Al campanone, poi, che dava rintocchi lenti e profondi, ci si appendeva, mentre la campanella piccola la si suonava in continuazione, con il suo squillo argentino. Ricordo quegli anni fra i più belli della mia vita. E anche nel contesto sociale, del quartiere, ricordo che nessuno avrebbe mai avuto da dire qualcosa contro le campane. Mai e poi mai. Anni dopo molte chiese avrebbero sostituito le campane con aggeggi elettrici semoventi. Che brutta cosa!

    • luciabaciocchi ha detto:

      Lorenzo come sempre riporti la tua esperienza giovanile nei vari campi, come Angelo anche tu, sotto la guida esperta del maestro campanaro hai provato l’ebrezza che si avverte, dall’alto del campanile, nel tirare le corde e far vibrare le campane.Ti ringrazio,. un caro saluto

  11. popof1955 ha detto:

    Mi hai fatto ricordare una cosa Lucia, di quando tanti anni fa (oltre 30), avevo preso una casa in affitto da un contadino a Castiglione del Lago, in aperta campagna. Io al mattino alle 5,30 ero già in piedi e Romano era già in attività con il suo trattore. Era diventata un’abitudine andare a far colazione con il suo mezzo da lavoro e io, naturalmente, ero in “abito da notte”. Le campane alle 5,30 sono normali dove il giorno comincia al sorgere del sole e finisce al suo tramontare. 🙂

    • luciabaciocchi ha detto:

      Paolo che bella immagine bucolica, ti vedo all’alba sul trattore con Romano, vestito con il piagimino a righe, che scorrazzi per i campi di Castiglion del Lago.Sei un gran bel tipo!!

  12. Vito M. ha detto:

    Ciao, leggendo questo tuo post, mi sembrava d’essere immerso in una atmofera d’altri tempi, sei davvero fortunata a vivere in quel meraviglioso posto. Da me questa atmosfera la vive solo che abita nel centro storico, dove, almeno di giorno sembra vivere fuori dal tempo. Adoro il suono della campana, va al di la del semplice rintocco, la campana è una vera emozione. A volte, mi è capitato di trovarmi in qualche altro paese e sentire dal campanile, il suono delle campane, registrato su nastro, che intonavano anche qualche melodia…… che tristezza, mi chiedo come fanno gli abitanti a sopportare quello scempio…… Il suono della campana è sacro e, sacrilego è chi lo riproduce artificialmente, da “scomunica” chi poi fa riprodurre melodoie di brani più o meno noti.
    Ti auguro una buona giornata, con amicizia, Vito

    • luciabaciocchi ha detto:

      Vito grazie per il commento, sempre molto gradito, hai ragione il suono della campane non è più quello di una volta, allora non vi era nessun meccanismo ad azionarle, ma solo le corde abilmente tirate dal campanaro che ne modulava il ritmo e le pause. Oggi il suono non è più armonioso, i colpi inferti dal martello automatico sono ripetitivi, monotoni e soprattutto senza anima. Un saluto

  13. lucianaele ha detto:

    Hai fatto una bellissima descrizione del tuo paese e dell’atmosfera che si respira.
    Ti invidio un pò.
    A me Torino (per quanto bellissima) comincia a starmi un pò stretta. Mi piacerebbe molto vivere in un piccolo paesino, poter mettere i piedi nell’erba e respirare tutta la tranquillità che non ti offre la città.
    E, perchè no, sentire le campane alle 5.30 del mattino……
    Buon pomeriggio,
    Luciana

    • popof1955 ha detto:

      Io la scelta l’ho fatta da tempo e le parole di Lucia sono reali. Prima delle campane canta il gallo, raglia l’asino e muggiscono mucche e vitelli in un concerto di cinguettii.
      Poi attende la strada grigia per portarti al lavoro e per tornare a casa, ma ne val la pena. Non sarà l’Umbria, ma il suono del silenzio è naturale e la coesione umana una forza viva.

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